Celebriamo oggi la festa di Santa Elisabetta d’Ungheria, patrona del Terzo Ordine Francescano.
Non c’è corona di gloria più grande se non quella che ci si guadagna servendo gli ultimi, i poveri, i profughi, gli emarginati, i malati.
E fu questa la corona di santa Elisabetta d’Ungheria, che avrebbe dovuto diventare sovrana di Turingia e che invece, seguendo la sua vocazione autentica, si trovò a servire i piccoli e i miseri diventando “regina” nella carità.
Figlia di Andrea, re d’Ungheria, Elisabetta era nata nel 1207 e a 14 anni sposò Ludovico IV erede del sovrano di Turingia.
L’incontro di Elisabetta con la spiritualità francescana, che improntò profondamente le sue scelte e il suo stile di vita, avvenne tramite alcuni frati minori giunti in Germania a portare il messaggio di Francesco (allora ancora vivente).
Accolti dai signori di Turingia, che li aiutarono e fecero edificare per loro una cappella.
A 20 anni però il marito morì mentre partiva per la crociata in Terra Santa.
Sola e con tre figli si ritirò a Eisenach, poi nel castello di Pottenstein e infine in una modesta casa di Marburgo.
Qui si dedicò ai poveri e ai malati, facendo costruire un ospedale a proprie spese e vivendo in povertà.
Morì giovane nel 1231.
«Come il sole che brilla nel più alto dei cieli,
così è la bellezza di una donna buona nell’ordine della sua casa:
una lampada splendente su un candelabro sacro» (Sir 26,21-22).
Auguri a tutti i francescani secolari, che oggi ricordano santa Elisabetta d’Ungheria, loro patrona, amante viscerale dei poveri, che in essi conobbe e amò Cristo:
donna forte e modello per i nostri tempi difficili, che insegna ancora oggi a spezzare il pane della Parola di vita, il pane della concordia, della pace, della misericordia, dell’ospitalità, del perdono;
il cui sguardo vedeva sempre nell’altro il volto di Cristo.
E auguri a ciascuno di noi perché guardando a S. Elisabetta possiamo guardare anche noi al Padre.