Te Deum laudamus!

 

Oggi è l’ultimo giorno dell’anno.
Che cosa faremo, come agiremo nel prossimo anno, per rendere migliore la nostra vita?
Chi di noi non si è voltato indietro almeno una volta per fare un bilancio dei mesi trascorsi?
Chi non si è soffermato un istante per formulare almeno un proposito per il futuro?
“Mentre giunge al termine l’anno, raccogliamo, come in una cesta, i giorni, le settimane, i mesi che abbiamo vissuto, per offrire tutto al Signore. E domandiamoci coraggiosamente: come abbiamo vissuto il tempo che Lui ci ha donato?” (papa Francesco)
Nelle chiese il 31 dicembre risuona il Te Deum, inno antichissimo che risale al lontano 400 d.C.,
un componimento in versi, un inno liturgico, che si recita per ringraziare Dio.
Quante ragioni ci sono per lodare e benedire Dio!
Ma noi ne siamo consapevoli?
Quante volte ci è capitato di ringraziarlo durante questo anno?
E’ una cosa che ci viene così naturale?
Forse abbiamo “selezionato” le cose: per questo ti ringrazio, per quest’altro no, oppure non abbiamo nemmeno scelto,
semplicemente ci siamo scordati.
Se le cose vanno per il verso giusto, come vogliamo noi non ci facciamo caso
e mettiamo il bene sullo stesso livello della normalità o sul ripieno del “mi è dovuto”.
Ringraziate per tutto” (Tessalonicesi 5,18)
Abbiamo ancora la possibilità di guardare indietro a quanto ci è accaduto e ringraziare Dio.
Non solo per le cose, i fatti e gli eventi vissuti,
ma anche per come siamo noi e, forse, questa è tra le cose più difficili,
perchè ci vediamo incoerenti, incapaci, deboli e non ci accettiamo,
ma siamo amati da Lui!
“Ti ringrazio Signore di tutto cuore,
racconterò le tue meraviglie” (Salmo 9,1)
Te Deum laudamus per l’alba vista in vacanza, il tramonto fotografato da casa,
l’amicizia che sorregge, l’amore del marito o della moglie che non si ferma,
il lavoro trovato, la guarigione insperata,
la telefonata inattesa, la parola buona rigenerante, le opere d’arte ammirate,
ma anche per le lacrime asciugate, i momenti di depressione superati,
la sensazione di fallimento attraversata,
gli errori ripetuti e gli sbagli stupidi che non hanno comunque schiacciato,
le notti insonni e buie, la paure del futuro per cose mai accadute,
per quando abbiamo gridato “aiutami Tu, da solo non riesco“.
“Il Signore è la mia forza e il mio scudo;
in lui confida il mio cuore e sono soccorso;
quindi, il mio cuore esulta, e lo ringrazierò con il mio cantico.” (Salmo 28,7)
Guardiamo nel nostro cuore, raccogliamoci e brindiamo all’anno passato e a quello che ci si schiude davanti,
coscienti del fatto che come non siamo mai stati soli durate l’anno trascorso,
non lo saremo nemmeno in quello nuovo!
Te Deum laudamus hodie et semper.